Dragon’s Lair

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Dragon’s Lair

Dall’unione tra arte ed i videogiochi nacque un figlio prodigioso, di ottimo aspetto e grande suono: Dragon’s Lair. Siamo nel 1983 quando una joinventure tra la Advanced Microcomputer Systems, la Starcom, la Cinematronics e Don Bluth diede il la ad una piccola rivoluzione: quella dei lasergames. La tecnologia dei primi tre nomi unita alla magia della matita dell’ex animatore Disney Don Bluth crearono questo titolo epocale.

IMG_20160521_101835In America questo gioco venne commercializzato dalla Cinematronics mentre la licenza per la distribuzione in Europa venne data alla Atari. In Italia venne commercializzato, legalmente licenziato, dalla torinese Sidam.

La novità assoluta, rispetto agli altri titoli coetanei, consisteva nella possibilità di pilotare un cartone animato tramite apposite mosse eseguite mediante un joystick ed un tasto. Se è vero che da una parte la giocabilità risultava piuttosto limitata dall’altra l’impatto visivo e sonoro colmava in buona parte questo limite. L’unica vera e propria difficoltà era imparare le varie sequenze di mosse ed eseguirle con il giusto tempismo.

La corretta sequenza permette di far proseguire la storia che vede, come personaggio, Dirk “The Daring” (ufficialmente Dirk l’ardito) correre a salvare la principessa Daphne, prigioniera in un castello abitato dal drago Singe.

Sebbene Dragon’s Lair sia conosciuto come il lasergame più famoso della storia non è corretto definirlo capostipite di questa specie. Tale primato appartiene infatti ad Astron Belt, (c) Sega.

Hardware

L’hardware del gioco consiste in un set di due schede logiche che fanno da controller ad un lettore di laserdisc il quale, a sua volta, esegue il filmato. Le schede, la cui potenza di calcolo non è elevata come si poteva pensare allora, montano 2 CPU Z80. I lettori laserdisc, invece, sono stati svariati:

  1. Pioneer PR-7820
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Pioneer PR-7820

 

2) Pioneer LD-V1000

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3) Philips 22VP932

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La versione italiana monta il terzo di questi lettori laserdisc ed è famosa per essere più difficile di quella americana, per avere delle scene inedite ed un bug a causa del quale quando si arrivava all’ultima sequenza di mosse, prima di sconfiggere il drago, non è possibile portare a termine il gioco.

Lo sviluppo delle schede, del cartone animato e del software costò la bellezza di $ 1.300.000 circa, ma i guadagni surclassarono tale costo al punto che Dragon’s Lair è definibile come uno dei giochi più redditizzi della storia.

Il progetto EVA.

Il progetto EVA consiste in un work in progress dell’Associazione Retrocampus sezione Arcade.

Sebbene la tecnologia Laserdisc sia stata all’avanguardia negli anni ’80 come potrete probabilmente capire oggi invece rappresenta un problema per gli amanti del genere. I lettori scarseggiano, molti si guastano e pure i dischi laserdisc, con gli anni, deperiscono.

Per tanto il Retrocampus sta lavorando a questo progetto che vede come fine quello della sostituzione del lettore laserdisc con un odierno Raspberry.

Nel nostro laboratorio ci sono alcuni esemplari di questo gioco, sia originali Cinematronics che Sidam. Anche noi, come lo staff dello Smithsonian Institution di Washington riteniamo questo titolo sia davvero importante e necessario da preservare.

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L’interno del cabinato di Dragon’s Lair. In mezzo alle casse acustiche è situata la scheda con i led per il punteggio. Sotto il monitor: sulla sinistra il gruppo di alimentazione, sulla destra il set di due schede del gioco. In un cassetto ricavato sul basamento vi è l’alloggio del lettore Laserdisc.
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Il set di schede del gioco collegato al Raspberry, in sostituzione dell’originale lettore di Laserdisc, come da progetto EVA
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Il cabinato con il lettore di laserdisc installato temporaneamente al suo esterno
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Il lettore di laserdisc (capovolto)

 

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